Tex d'Autore
TEX d’AutoreTex d’autore lo è sempre stato fin da quando è stato creato. Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini hanno mescolato le loro passioni western per creare l’unico personaggio che a pieno titolo è insieme cowboy e indiano: Tex Willer e Aquila della notte. Il Ranger e Capo indiano. Dal 1948 in poi, i due patriarchi hanno piantato un albero d’avventure che ancora oggi germoglia meravigliosamente. Con loro la storia, la geografia, la letteratura, il cinema, l’anatomia, la pittura, l’antropologia si sono trasformati in fumetto. Ogni volta era come se componessero insieme un autoritratto immaginato: credibile, avventuroso, appassionato. Tanto per fare un esempio, stiamo ancora elaborando il lutto per Lilith, unica donna amata da Aquila della notte-Willer. Quando i padri fondatori ci hanno lasciato, è toccato al figlio Sergio Bonelli continuare l’opera. Lo ha fatto da vero artista con una intuizione geniale. Facciamo conto che Tex abbia un equivalente musicale in Stardust, canzone scritta nel 1927 da Hoagy Carmichael. Questa canzone è diventata un classico senza tempo, grazie ai tanti artisti che l’hanno reinterpretata rendendola sempre moderna, attuale. Così ha fatto Sergio Bonelli: ha chiamato a raccolta gli sceneggiatori e i disegnatori che stimava di più affinché l’albero di Tex continuasse a germogliare storie. Invitò anche autori, apparentemente lontani dal mondo di Tex, a reinventare questo personaggio, come se fossero dei jazzisti a cui viene affidata la libertà di svisare su un un evergreen, esattamente come è accduto tante volte e in maniera diversa per Stardust. Tra I musicisti-jazzisti cito per tutti Magnus, che ha dedicato sette anni della sua vita a comporre una magnifica sinfonia Texiana, che si compone di due movimenti: la storia e i disegni preparatori, due capolavori paralleli e assoluti. Per tutto questo: Tex è arte, il fumetto e arte, la vita e arte. Ancora oggi, all’ età di 62 anni, non riesco a spiegarmi perché vengo attratto magneticamente da un quadretto, una pagina, una storia di Tex. Il perché, comunque, non lo voglio sapere, mi basta che il miracolo fumettistico Willeriano si ripeta. L’unica spiegazione che potrei accettare, semmai ne avesse voglia, è quella di kit Carson, che considero l’unico filosofo a piede libero, il cui pensiero ironico e saggio, in questi tempi sbandati, arriva sempre benefico come un massaggio. Vincenzo Mollica. |
Venti Maestri del Fumetto ci raccontano Tex WillerQuesta rassegna si apre con una formula diversa da quella proposta negli altri anni: una mostra collettiva piuttosto di una mostra specifica; una rassegna che volutamente rifiuta di avere un qualsiasi senso unitario che non sia quello dell’ alta qualità dei venti maestri autori delle tavole di Tex Willer qui esposte, che spaziano su diversi piani (con autori anche contrastanti tra loro) nel tentativo di soddisfare la molteplicità dei gusti di visitatori e collezionisti. Così in questa rassegna, accanto alle tavole di alcuni maestri del Fumetto storico italiano, come Tisselli, Zuccheri, Eleuteri Serpieri, Fusco, Ticci, Civitelli, Rotundo, Galep, Villa, Buzzelli, Magnus, Andreucci, Mastantuono, Piccinelli, Filippucci, Venturi, Romanini, si trova anche uno spazio riservato a un gruppo di artisti stranieri che sono l’argentino Enrique Breccia e i due disegnatori spagnoli Alfonso Font e Jordi Bernet. Il riferimento internazione non vuole essere solo un tentativo di superare le assurde suggestioni nazionalistiche, ma è il risultato del lavoro fatto da Sergio Bonelli che con il Texone ci ha fornito il più vasto panorama della produzione fumettistica internazionale che possa e debba prendere posto in un corretto e sereno giudizio. La speranza è, naturalmente, che anche questa volta il pubblico di appassionati e collezionisti si ritrovi in queste proposte e voglia con noi discuterle, fornendoci così una volta di più quell’ indispensabile apporto di interesse e fiducia che in questi anni ci ha concesso in misura sempre Italo Marucci. |